Garlasco, svelati i numeri sui tabulati: il telefono di Chiara ha dato la risposta che si aspettava da 18 anni

I tabulati di Chiara Poggi riemergono, svelando chiamate anonime e tensioni familiari mai chiarite. Una nuova inchiesta prova a fare luce sul mistero.

Garlasco, svelati i numeri sui tabulati: il telefono di Chiara ha dato la risposta che si aspettava da 18 anni

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I tabulati di Chiara Poggi riemergono, svelando chiamate anonime e tensioni familiari mai chiarite. Una nuova inchiesta prova a fare luce sul mistero.

Nel contesto del nuovo filone investigativo che vede Andrea Sempio indagato, gli atti del caso Garlasco tornano a rivelare dettagli cruciali, soprattutto in merito ai tabulati telefonici di Chiara Poggi. Questi documenti, riletti con attenzione, delineano una trama complessa di orari e contatti che furono solo sfiorati dalle indagini originali. La Procura di Pavia sta ora scandagliando ogni singola voce, cercando di dare un senso a quanto accaduto.

Uno degli aspetti più enigmatici riguarda una serie di chiamate anonime. Tra le 11:38 e le 13:30 del 13 agosto 2007, il cellulare di Chiara ricevette quattro squilli da un numero privato. Queste chiamate non trovarono mai risposta e, aspetto ancora più rilevante, non se ne erano mai registrate di simili nei mesi precedenti al delitto. Gli investigatori dell’epoca avevano ipotizzato che potessero provenire dall’allora fidanzato, Alberto Stasi, il quale avrebbe oscurato il proprio numero fisso. È fondamentale notare che Stasi aveva già provato a contattare Chiara alle 9:44 e alle 10:17 senza successo. Incrociando questi dati con l’allarme della villetta di via Pascoli disattivato alle 9:10, si è stabilito che l’omicidio avvenne tra le 9:10 e le 11:00. Questo renderebbe le successive chiamate anonime avute dalla ragazza un elemento ancora più inquietante, in quanto ricevute quando Chiara non era più in grado di rispondere.

Messaggi e ombre familiari: Le cugine Cappa

Oltre alle chiamate anonime, emerge un altro tassello significativo: uno scambio di SMS avvenuto il 10 agosto 2007, solo tre giorni prima del tragico evento, tra Chiara e sua cugina, Paola Cappa. Il settimanale Giallo ha riportato questo dialogo, dove Paola chiedeva a Chiara di procurarle del Contramal, un potente oppioide che richiede una ricetta medica. La risposta di Chiara fu categorica: “No, il Contramal non te lo compro senza ricetta”. Questo scambio non è un mero dettaglio, ma apre uno squarcio sulle dinamiche familiari.

In quel periodo, Paola stava affrontando una difficile battaglia contro la depressione e l’anoressia, e due giorni prima dell’omicidio, avrebbe addirittura tentato di togliersi la vita. Un mese prima, Chiara si era confidata con Alberto Stasi, esprimendo il suo fastidio per la cugina e arrivando a definirla “un’idiota” per aver interrotto le cure. Questi messaggi rivelano tensioni familiari sottese che all’epoca furono indagate marginalmente, e spiegano perché le gemelle Cappa, Paola e Stefania, pur essendo ascoltate, non finirono mai formalmente indagate.

Tuttavia, proprio una delle gemelle, Stefania Cappa, ha fornito negli anni una versione che oggi i numeri mettono in forte dubbio. In ben tre verbali distinti, Stefania ha dichiarato di aver telefonato al fisso dei Poggi il 12 agosto, intorno a mezzogiorno, per organizzare un incontro con Chiara. I tabulati telefonici, però, raccontano una storia diversa: non risulta alcuna chiamata da Stefania a Chiara quel giorno. Questa discrepanza solleva interrogativi, suggerendo la possibilità di un ricordo impreciso o, peggio, un tentativo di ricostruire una vicinanza alla vittima che i dati oggettivi non supportano.

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Lo zio Ermanno: Un accesso facilitato?

Nel complesso mosaico di indizi, appare anche il nome di Ermanno Cappa, zio di Chiara, una figura che, pur essendo nota, non è mai stata posta al centro delle indagini con la stessa enfasi di altri. Ermanno Cappa, avvocato e punto di riferimento per la nipote, si occupava anche della manutenzione del giardino della villetta di via Pascoli. Nella rubrica del suo cellulare figuravano ben cinque numeri associati a lui, a testimonianza di una certa vicinanza con la famiglia Poggi. È interessante notare che, sebbene non risultino conversazioni dirette tra zio e nipote nell’agosto del 2007, un dettaglio riveste un’importanza cruciale: Ermanno Cappa aveva le chiavi dell’abitazione.

Queste chiavi gli erano state consegnate dal padre di Chiara, Giuseppe Poggi, il 4 agosto, pochi giorni prima del delitto. Questa circostanza, all’epoca dei fatti, alimentò l’ipotesi di un accesso facilitato alla casa, una pista che avrebbe potuto spiegare l’assenza di segni di effrazione e la disattivazione dell’allarme, elementi che hanno da sempre caratterizzato la scena del crimine. Tuttavia, questa linea investigativa non si tradusse mai in sviluppi concreti né in un approfondimento tale da rendere Ermanno Cappa un sospettato.

Il quadro che emerge dalla rilettura dei tabulati è un mosaico ancora incompleto. Chiamate anonime arrivate a un telefono silente, messaggi intrisi di tensioni familiari, contatti parentali e discrepanze tra le dichiarazioni e i dati oggettivi, continuano a spostare i tasselli di questa complessa indagine. A distanza di tanti anni, la verità sul delitto di Garlasco resta frammentata e difficile da afferrare, un enigma che il tempo non è ancora riuscito a sciogliere.