ULTIM’ORA Garlasco, spunta la scoperta bomba sulle chiavi di casa: ecco chi le aveva davvero | Tornano nomi pesantissimi: ore decisive
Il caso Garlasco si riaccende: nuove rivelazioni sulle chiavi di casa Poggi emergono durante l’incidente probatorio. Alberto Stasi presente, il mistero del DNA si infittisce.
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Il delitto di Garlasco continua a tormentare la cronaca italiana, un enigma che, a distanza di anni, non accenna a spegnersi. La villetta della famiglia Poggi, teatro del tragico ritrovamento di Chiara senza vita, è ancora al centro di dibattiti, processi e nuove, inattese, riletture. Nonostante la condanna definitiva di Alberto Stasi a 16 anni di carcere, il caso rimane avvolto in un velo di interrogativi irrisolti, alimentando un confronto costante tra certezze giudiziarie e dubbi mai del tutto sopiti.
Il contesto mediatico, sempre attento, contribuisce a tenere viva l’attenzione, con approfondimenti televisivi e nuove testimonianze che riaprono costantemente la discussione. È in questo scenario che si inseriscono le ultime, sorprendenti, rivelazioni. Durante una puntata di “Ignoto X” su La7, il conduttore Giuseppe Rinaldi ha posto domande cruciali ai periti Daniele Occhetti e Roberto Porta riguardo alla chiavetta dell’allarme della villetta Poggi. Si è scoperto che all’1:52 del mattino, qualcuno disattivò l’allarme per poi riattivarlo dopo appena 60 secondi. Il perito Porta ha suggerito che potesse trattarsi di un test di funzionamento, ma il dubbio su chi avesse accesso a tale sistema rimaneva palpabile.
L’incidente probatorio: dettagli inattesi sulle chiavi
La questione delle chiavi, in particolare quelle relative al sistema di allarme, è diventata un punto focale. Roberto Porta ha confermato l’esistenza di quattro mazzi di chiavi – per papà, mamma, Marco e Chiara – un dettaglio già presente nei verbali. Ma la vera svolta è arrivata con la domanda incalzante di Rinaldi: “C’è scritto nei verbali chi era in possesso del mazzo di chiavi contenente anche la chiavetta dell’antifurto per attivare o disattivare da fuori?”.
La risposta ha lasciato molti di stucco: la mamma di Chiara Poggi aveva affidato la chiavetta alla mamma delle cugine Cappa, ovvero Maria Rosa Poggi, sorella del padre della vittima, Giuseppe Poggi. Questa informazione emerge proprio in queste ore cruciali, mentre si sta svolgendo un nuovo incidente probatorio, un passaggio che potrebbe rivelarsi decisivo per il futuro del caso. In questo delicato frangente, la figura di Massimo Lovati torna a far parlare di sé, inserendosi in un momento in cui ogni dichiarazione può avere un peso specifico. L’attenzione mediatica e giudiziaria rimane altissima, in attesa di un nuovo confronto tecnico sulle prove, che si preannuncia denso di sviluppi.

Il DNA: il nodo cruciale che non si scioglie
Il cuore del prossimo confronto sarà incentrato, ancora una volta, sugli esami genetici. All’ultima udienza dell’incidente probatorio era presente anche Alberto Stasi, l’uomo condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio della sua fidanzata di allora. “Voleva esserci perché lo riguarda. Il Tribunale della Sorveglianza glielo ha concesso ma non potrà parlare”, ha chiarito l’avvocato Antonio De Rensis, suo legale insieme a Giada Bocellari. La presenza di Stasi in aula, pur simbolica e passiva, sottolinea l’importanza di questo nuovo capitolo investigativo.
La vera chiave di volta, come anticipato, è il DNA. La perizia affidata alla genetista Denise Albani ha già consegnato conclusioni che si prestano a multiple interpretazioni, lasciando ampio spazio a letture differenti e alimentando una tensione palpabile. È proprio in questa “zona grigia”, un’area sfumata tra dati scientifici e possibili interpretazioni, che il delitto di Garlasco continua a generare dibattito. Ogni nuova analisi, ogni piccolo dettaglio che riemerge, contribuisce a tenere aperta una ferita che, per la collettività italiana, non si è mai veramente rimarginata. Mentre si attendono decisioni potenzialmente cruciali, il tragico epilogo di Chiara Poggi resta un enigma profondo, capace di interrogare incessantemente la coscienza pubblica e la giustizia.
