“Cacciata dopo 15 anni di televisione”: la conduttrice amatissima sbotta davanti a tutti | Clima tesissimo

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Il licenziamento fulmineo delle ultime presentatrici fa esplodere la protesta: accuse ai vertici e clima tesissimo

Per quindici anni sono state il volto familiare di un canale che entrava nelle case degli italiani per ore e ore ogni giorno. Tre ore di diretta continua, croce e delizia di un lavoro massacrante ma profondamente amato, tanto che loro stesse lo definivano con orgoglio e ironia: «Andiamo in onda più di Pippo Baudo». Ma ora quel sorriso è svanito, sostituito da un’amarezza che si è trasformata in protesta aperta. Davanti agli studi di QVC a Brugherio, mercoledì 3 dicembre, è andato in scena un presidio sindacale che nessuno immaginava così partecipato. A scatenare la mobilitazione è stata una decisione che ha gelato l’intero ambiente: il licenziamento delle ultime quattro conduttrici storiche, le sole ancora assunte con contratto regolare.

Fra loro c’è Chiara Contu Farci, 49 anni, che da semplice autrice dietro le quinte era diventata una delle voci e dei volti più riconoscibili dell’emittente sin dagli esordi. Era il 2010 quando QVC, allora un cantiere in trasformazione, cercava figure capaci di trasformare un prodotto in una storia, un listino in un racconto vicino alle persone. Da allora, migliaia di dirette hanno plasmato un mestiere fatto di improvvisazione, resistenza, attenzione ai dettagli, empatia con un pubblico affezionato che spesso inviava messaggi, celebrava compleanni, seguiva le conduttrici come familiari lontane.

Il licenziamento improvviso, lo sfogo e la frattura con l’azienda

A colpire, però, non è stata solo la decisione in sé, ma il modo in cui è arrivata. La comunicazione del licenziamento è stata anticipata dall’ufficio del personale, prima ancora dell’arrivo formale delle lettere. Una modalità che, come racconta Contu Farci in un’intervista al Corriere, ha lasciato sgomento e indignazione: nessuna avvisaglia nei precedenti colloqui, nemmeno durante la trattativa in corso sulle festività. «È stato un fulmine a ciel sereno», spiega la conduttrice, che è anche delegata Fistel. Una frase che racchiude tutta la sorpresa e la ferita lasciata da una scelta che ha smantellato le ultime posizioni interne, dopo anni di esternalizzazioni progressive a favore di liberi professionisti con partita Iva.

Il legame umano fra le lavoratrici — una “famiglia allargata”, come molte la definiscono — è stato spezzato all’improvviso. E con esso anche il rapporto con il pubblico, che vedeva in quelle voci delle presenze quotidiane. Intanto sul fronte sindacale la reazione è stata durissima: Slc Cgil e Fistel Cisl parlano di «decisione scellerata», denunciando il rifiuto di QVC di riconoscere l’importanza del tavolo negoziale e criticando l’atteggiamento dell’azienda, che avrebbe accusato i sindacati di diffondere «informazioni errate». Non solo: secondo le sigle, QVC avrebbe persino minimizzato la rilevanza del licenziamento di una delegata sindacale, aggravando ulteriormente la tensione.

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Sciopero, accuse e un futuro che fa paura: cosa succede ora

Il presidio davanti agli studi non è solo una protesta simbolica: è il tentativo di difendere un lavoro che, dietro la leggerezza del teleshopping, richiede professionalità, studio, presenza scenica e un impegno continuo che raramente si vede davanti allo schermo. Il caso apre inevitabilmente una riflessione più ampia: che futuro ha la televisione di vendita in Italia? E che valore viene riconosciuto a chi, per anni, ha portato avanti un format basato quasi interamente sulla credibilità e l’empatia del conduttore?

Per ora resta l’immagine delle quattro donne che, dopo quindici anni di dirette instancabili, si ritrovano improvvisamente fuori dalla porta del mondo che avevano contribuito a costruire. Una storia che parla di lavoro, di diritti, di comunicazione mancata. E che, probabilmente, è solo all’inizio.