Caterina Balivo contro chi le ha dato dell’omofoba – il lunghissimo sfogo

24 Giu 2019 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 3 minuti

Caterina Balivo sarebbe dovuta essere la madrina del Pride di Milano, ma poi qualcosa è andato storto e - in accordo con gli organizzatori - ha preferito ritirarsi. Il motivo sarebbe da attribuire a due scivoloni che la conduttrice ha fatto in passato su Ricky Martin e Vladimir Luxuria. Il primo, scherzando con dei suoi amici omosessuali, l'ha appellato come 'fr**o', mentre su Luxuria ha fatto un'altra battuta in merito alle 'vere donne con le gonne'.
"Quando ti invitano a una festa e la festa ti piace sei sempre molto contenta di partecipare - ha confessato Caterina Balivo a Il Corriere della Sera - Se poi capisci che una buona fetta di invitati non gradisce la tua presenza, allora è bene non andarci. [...] Valgono più testimonianze, fatti concreti, messaggi, video fatti nei miei programmi, davanti a milioni di persone, o espressioni decontestualizzate, una frase infelice?"
La conduttrice si è giustificata in merito alla battuta fatta su Ricky Martin in occasione di un Festival di Sanremo e ripresa da un suo amico su Instagram Stories: "Ricky sei bono anche se sei fr**o!".
"La battuta su Ricky Martin se decontestualizzata è orribile. Ma era un video di una serata tra amici, si scherzava, così come i miei amici omosessuali scherzano quando dicono a mio marito: 'Perché vai con le donne?' Mi chiedo se conta più la facciata o la sostanza. Ma poi: il Pride serve a unire e superare le barriere. Qual è la mission? Essere inclusivi o no? È stata esclusa una persona che da anni dice che l’amore è il protagonista e non il genere. Ci sono rimasta molto male. Il primo matrimonio a cui è stato mio figlio, a cinque anni e mezzo, è stato un matrimonio gay e l’unica cosa che mi ha chiesto era perché non c’erano i confetti. Le mie amiche mi dicono: “Ma un amico etero da presentarci tu no eh? Hai solo amici gay…”
Caterina Balivo poi ha spiegato perché ha deciso - in accordo con gli organizzatori - di non presentarsi al Pride di Milano.
[...] Avevo accettato l’invito degli organizzatori, volevo metterci la faccia. Loro sono stati carini, mi avevano detto di non preoccuparmi delle critiche ma dopo esserci confrontati ho deciso: se molti non mi vogliono, non vado. So qual è il mio percorso e il mio pensiero: non ci sto a essere additata, non ho mai discriminato nessuno. Una parte della comunità ha discriminato me. [...] Prima liquidavo gli omofobi come dei cretini, lì ho realizzato che c’era anche altro. E allora mi sono detta: ho una faccia popolare e parlo alle famiglie, perché non iniziare a dire che l’unica cosa che conta è l’amore? Se potevo far venire almeno qualche dubbio, perché no? Lo avrei voluto fare anche al Pride, ma se devo essere un elemento di disturbo, no. Mi sono dovuta ritirare con grande dispiacere perché non posso rovinare una festa. Il pregiudizio e la discriminazione sono sempre sbagliati: il Pride dovrebbe abbattere le barriere, ma alcuni ne hanno alzata una attorno a me".
E ancora:
"Essere definita omofona è una grave offesa. Penso agli articoli sul web, a quella parola vicina al mio nome: ma i miei figli, se dovessero essere gay, leggeranno che la madre ha fatto dichiarazioni omofobe? Assurdo. Inviterò chi mi ha criticata e mi confronterò: questa cosa non finisce così".
Caterina Balivo Gay Pride
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