Garlasco, riemergono post inquietanti | La foto “nascosta” da Sempio e le date che ora pesano
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Il delitto di Garlasco torna a far discutere con una nuova fase investigativa che non guarda soltanto ai reperti e alle perizie. La Procura di Pavia, nel percorso di rilettura dell’omicidio di Chiara Poggi, sta passando al setaccio ogni elemento utile, dai documenti alle analisi scientifiche, fino ai dettagli lasciati nel tempo nel mondo digitale. È un lavoro di ricostruzione complessiva, in cui gli inquirenti incrociano dati tecnici e comportamenti, cercando di capire se alcune dinamiche siano rimaste nell’ombra troppo a lungo.
In questa cornice, il passato online di Andrea Sempio, 38enne indagato per concorso nell’omicidio, viene riletto con una severità nuova. Non è una caccia al post “strano” fine a sé stessa, ma un tentativo di inserire contenuti social e scelte comunicative dentro una sequenza di date e fatti che, secondo chi indaga, potrebbe rivelare un coinvolgimento emotivo e simbolico non casuale.
Il punto, sottolineano gli investigatori, non è trasformare un contenuto pubblicato anni fa in una prova materiale, ma capire se quei messaggi siano tasselli utili a delineare un profilo e un rapporto con la vicenda. E alcuni elementi, proprio per la loro collocazione temporale, vengono considerati degni di attenzione.
I post Facebook e le coincidenze con le tappe giudiziarie di Stasi
Tra i contenuti finiti agli atti della nuova inchiesta, uno dei primi passaggi che ha attirato l’attenzione riguarda un post del 12 dicembre 2015. La data è significativa perché cade il giorno dopo la condanna definitiva di Alberto Stasi a 16 anni. In quella circostanza, Sempio pubblica un’immagine definita dagli investigatori come un agnello sacrificale, letta come un possibile riferimento simbolico a Stasi come “vittima innocente”.
Sempio ha fornito una spiegazione diversa: secondo la sua versione, l’immagine sarebbe in realtà una pittura rupestre delle grotte di Altamira, scaricata mentre studiava le origini dell’arte umana. Sul punto, il legale di Stasi, Antonio De Rensis, aveva commentato definendo quel post “una realtà, non una suggestione”. Per chi indaga, la coincidenza con la data della sentenza resta un dettaglio che non viene considerato irrilevante.
Questi elementi vengono letti nel contesto di una revisione complessiva della vicenda, in cui non si cerca un singolo indizio risolutivo, ma una rete di segnali da mettere in relazione tra loro. Proprio per questo, i contenuti social vengono trattati come materiale interpretativo, non come prove autonome.

La foto della donna nuda e la frase dal Piccolo Principe
Ancora più delicato, secondo la ricostruzione investigativa, è un secondo post datato 17 dicembre 2014, giorno in cui si registra la condanna di Stasi in appello bis. In quel caso Sempio condivide il disegno di una donna nuda di spalle. Per alcuni, quella figura potrebbe richiamare la giovane Chiara, un’associazione che per gli inquirenti rende il contenuto particolarmente sensibile.
L’immagine è accompagnata da una citazione tratta dal Piccolo Principe, libro indicato come molto amato da Stasi: “L’essenziale è invisibile agli occhi… non dimenticare il mio segreto”. Secondo chi indaga, l’accostamento tra immagine e citazione, insieme alla coincidenza con una data chiave del percorso giudiziario di Stasi, sembrerebbe alludere a una verità nascosta e all’innocenza dell’ex fidanzato della vittima.
Gli investigatori descrivono il valore di questi elementi come soprattutto interpretativo: non dimostrano da soli un coinvolgimento materiale nel delitto, ma vengono inseriti nel mosaico della nuova inchiesta per comprendere meglio il rapporto dell’indagato con la storia di Garlasco e l’eventuale persistenza di un interesse non ordinario nel tempo.
Parallelamente, l’indagine procede sul fronte tecnico. La Procura di Pavia sta predisponendo gli atti per l’udienza del 18 dicembre dedicata all’incidente probatorio, che ruoterà attorno alla perizia genetica su una traccia individuata su un reperto. Si parla di un DNA compatibile con la linea paterna di Andrea Sempio, ma descritto come parziale e degradato, quindi particolarmente delicato da interpretare.
La difesa è pronta a contestare la portata dell’accertamento, sostenendo che non sarebbe probante e ipotizzando possibili contaminazioni. Mentre il confronto tra accusa e difesa si gioca su dati scientifici e letture diverse, l’inchiesta continua a muoversi su più piani: scienza, documenti e tracce lasciate negli anni, incluse quelle digitali che oggi tornano a pesare nel percorso di ricerca della verità sul caso Poggi.
