Garlasco, Sempio lo ha detto in diretta: si è gelato lo studio | Preso alla sprovvista
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Un confronto in diretta si trasforma in un nuovo punto interrogativo: il racconto inatteso del giornalista riaccende il dibattito su Sempio
Il caso Garlasco continua a tornare in superficie con una forza che sorprende persino chi, come Bruno Vespa, ne segue i fili da anni. Durante la puntata di Storie Italiane, Eleonora Daniele ha scelto di dedicare gli ultimi minuti della trasmissione a un confronto con il conduttore, riportando al centro dell’attenzione un dettaglio che, secondo Vespa, merita più di una riflessione. Una conversazione nata come commento agli sviluppi delle ultime ore e che, in pochi minuti, ha aperto una nuova crepa in una vicenda che da diciotto anni non smette di dividere opinione pubblica e tecnici.
Il punto di partenza è stato il presunto DNA attribuito ad Andrea Sempio, un elemento che ha riacceso discussioni mai sopite. Daniele ha immediatamente chiesto a Vespa quale impressione gli avessero fatto gli ultimi sviluppi, e la risposta è stata immediata: confusione. Una confusione che Vespa non maschera, spiegando come pareri opposti e interpretazioni divergenti rendano la vicenda ancora più complicata di quanto già fosse. Ricorda i cinque processi, le due assoluzioni, la richiesta di assoluzione del Procuratore Generale in Cassazione, sottolineando come il percorso giudiziario legato a Stasi sia già stato segnato da un’altissima complessità. Per Vespa, ciò che emerge oggi non basta da solo ad aprire nuove certezze, e un eventuale nuovo processo rischierebbe di trascinare tutti in un’altra lunga stagione di controversie.
Il ricordo dell’intervista a Sempio e quel comportamento che per Vespa “non è passato inosservato”
È a questo punto che Daniele riporta la conversazione su un momento molto discusso: l’intervista esclusiva che Vespa realizzò con Andrea Sempio per Porta a Porta. Una delle poche occasioni in cui il giovane, per anni rimasto ai margini della vicenda, ha deciso di esporsi pubblicamente. Vespa racconta un incontro che lo ha colpito profondamente, non tanto per ciò che Sempio ha detto, ma per il modo in cui si è presentato. Una persona estremamente sicura di sé, tranquilla, persino rinfrancata dal fatto di poter finalmente parlare davanti alle telecamere. A conferma di ciò, l’avvocata del giovane avrebbe confidato a Vespa che quell’intervista gli aveva “fatto ritrovare la voglia di vivere”.
Ma Vespa non si limita ai complimenti: ammette apertamente che un aspetto gli è sembrato quantomeno insolito. Racconta che, a un certo punto, Sempio ha iniziato a parlare di sé in terza persona, chiamandosi per nome anziché dire “io”. Un dettaglio che gli psicologi – racconta il conduttore – interpretano come un possibile distacco emotivo, un meccanismo di separazione da sé utile nei momenti di forte pressione. Vespa sottolinea che il comportamento lo ha sorpreso, pur ribadendo che l’impressione complessiva rimane quella di un uomo determinato e apparentemente sicuro. Tuttavia, questo piccolo elemento apre una nuova domanda, e in un caso complesso come quello di Garlasco, ogni sfumatura può trasformarsi in un indizio o in un’ulteriore fonte di confusione.

La svolta inaspettata
Nel finale, Vespa ammette con estrema chiarezza che non vorrebbe essere nei panni degli investigatori chiamati oggi a decidere le prossime mosse. La responsabilità è enorme, perché ogni nuovo sviluppo riporta in primo piano la domanda più scomoda: e se fosse stato commesso un errore giudiziario? Per lui, capire la verità non sarà affatto immediato. Prima di arrivare a una possibile revisione del processo Stasi, il procedimento che riguarda Sempio dovrebbe prima compiere il suo intero percorso e arrivare fino a una sentenza definitiva. Una strada che, nelle parole del conduttore, “potrebbe durare anni”.
La sensazione che resta, dopo questo confronto, è quella di un caso che continua a sfuggire a ogni tentativo di chiusura. E quella frase di Vespa – su quel modo curioso di parlare di sé in terza persona – rischia di aggiungere un nuovo, inquietante tassello a un mosaico ancora lontano dall’essere ricomposto.
