Harry e Meghan uniti contro l’omofobia: “Celebriamo il mese del Pride. Noi siamo dalla vostra parte, l’amore è amore”

04 Giu 2019 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 4 minuti

Il principe Harry e Meghan Markle sono ufficialmente la prima coppia della famiglia reale a celebrare il mese del Pride. Ieri i Duchi di Sussex hanno dedicato un post alla comunità LGBT ed hanno rivelato che questo mese supporteranno le charities e i progetti che si impegnano nella lotta all'omofobia.
"Continuando la tradizione di ruotare gli account che seguiamo sulla base di un tema sociale che ci tocca, questo mese parliamo "con orgoglio" del PRIDE. Questo mese accendiamo i riflettori sulla comunità LGBT,  le nuove associazioni e quelle più vecchie, i loro amici e le loro famiglie. Tutti coloro che aiutano a riflettere sul passato e sperano in un futuro più inclusivo. Noi siamo con voi e vi supportiamo. Perché è davvero semplice: love is love".
Cari Harry e Meghan...   Non è la prima volta che Harry si schiera con la comunità LGBT. Nel 2008 ha difeso un amico soldato da un attacco omofobo e 2 anni fa ha partecipato agli Attitude Awards.

Il discorso del Principe Harry agli Attitude Awards.

“Nell’aprile del 1987, mia madre aveva solo 25 anni. Stava ancora muovendo i primi passi nella vita pubblica, ma già sentiva la responsabilità di portare la luce su questioni che venivano ignorate. Sapeva che l’AIDS era una delle cose che molti volevano ignorare e sembrava una sfida senza speranza. Combatteva perché sapeva che questa malattia relativamente nuova stava creando una situazione pericolosa e alimentava l’omofobia. Molte persone sono state discriminate dalle loro comunità – e talvolta dalle loro famiglie – semplicemente perché erano malate. Anche se è stato dimostrato che l’HIV non poteva essere trasmessa dal contatto casuale, molti non volevano nemmeno stare vicino ai malati. Migliaia di persone sono morte nel Regno Unito tra cui molti giovani uomini gay della sua generazione senza fare alcun progresso verso il trattamento della malattia. Quindi, in quel mese di aprile, lei strinse la mano di un uomo di 32 anni con l’HIV davanti alle telecamere, - ha continuato Harry - sapeva esattamente cosa stava facendo. Stava usando la sua posizione di Principessa del Galles, la donna più famosa del mondo, per sfidare tutti ed educare la gente, ha cercato di raggiungere coloro che avevano bisogno di aiuto invece di spingerli via. Negli anni che seguirono quella stretta di mano famosa, il suo lavoro continuò, sia in pubblico che in privato. Quando ha visitato il Mildmay Hospital e il London Lighthouse hospice, ha voluto che il mondo apprendesse le storie dei malati che stavano per morire. Voleva svegliare la gente, cercava di chiedere delle azioni verso i trattamenti che avrebbero salvato vite. Nell’anno prima della morte di mia madre, i primi trattamenti veramente efficaci sono stati sviluppati per l’HIV e AIDS. Non ha vissuto per vedere i progressi che sono stati fatti per salvare innumerevoli vite nel Regno Unito e in tutto il mondo. Mi chiedo spesso cosa avrebbe fatto per continuare la lotta contro l’HIV e l’AIDS se oggi fosse ancora con noi. Credo che avrebbe detto a tutti – non solo ai gay – che dobbiamo fare controlli regolari – sia per noi stessi che per quelli che amiamo. Sono certo che lei avrebbe richiesto lo stesso accesso ai trattamenti e ai test per i giovani in Africa e in tutto il mondo. E lei sarebbe ovviamente in piedi accanto a coloro che vivono apertamente la condizione di HIV-positivi. William e io siamo incredibilmente orgogliosi di ciò che nostra madre ha raggiunto. E vi ringraziamo per averla premiata con il Legacy Award.”
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