Massimo Giletti lancia frecciatine a Barbara d’Urso, ma c’è qualcosa che non torna

23 Set 2019 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 3 minuti

Massimo Giletti durante la prima puntata della nuova edizione di Non è l'Arena si è occupato - sei mesi in ritardo - del caso Pamela Prati e Mark Caltagirone. Una scelta acchiappa-ascolti che in passato ha giovato a moltissime trasmissioni, Rai e Mediaset, che hanno cavalcato la vicenda con interviste, approfondimenti e testimonianze. Insomma, se ad oggi sappiamo la verità - ovvero che Mark Caltagirone non esiste - è solo grazie alle varie conduttrici che hanno intervistato ed indagato sulle protagoniste del caso: Pamela Prati, Pamela Perricciolo ed Eliana Michelazzo. Sto parlando di Barbara d'Urso con il suo Live Non è la d'Urso, ma anche di Silvia Toffanin con Verissimo, Federica Panicucci con Mattino Cinque e di Eleonora Daniele con Storie Italiane: quattro programmi che per mesi hanno - chi più chi meno - raccontato questo fatto di cronaca. Massimo, però, durante la puntata di Non è l'Arena ha criticato questa scelta:
"Si possono perdere mesi e mesi di programmi televisivi quando bastavano poche ore? Una settimana per capire che qualcosa non tornava? Bastava cliccare e trovare dei documenti".
Chi ha seguito la vicenda di Mark Caltagirone sa che è riduttivo parlare di 'poche ore' o addirittura 'una settimana', quando gli stessi portali come Dagospia e FanPage sono andati avanti mesi ad indagare sulla vicenda che mano a mano mostrava aspetti sempre più grotteschi.
"Non è accettabile che una fake news facilmente individuabile diventi un romanzo per infinite puntate, è inaccettabile da un punto di vista deontologico. [...] Questa vicenda, se fosse stata trattata in modo serio, perché chi si vanta di essere sotto testata giornalistica deve essere serio, avrebbe trovato una serie di documenti che, forse, avrebbero potuto aprire gli occhi a chi trattava questo argomento [...] Sui social non ci sono filtri ma in televisione, abbiamo il dovere di verificare le cose. Altrimenti, prendiamo per buono tutto. Se si indagava, si scoprivano cose molto particolari ossia che questo sistema Mark Caltagirone era già stato usato in passato. Un giornalista lo deve fare. La televisione ha dei mediatori. Se siamo testata giornalista abbiamo il dovere di verificare le cose. Non si è testata giornalistica per caso. Uno deve aprire gli occhi, chi studiava queste carte doveva farlo".
L'allusione in questo caso è rivolta a Barbara d'Urso, che più volte nelle sue trasmissioni sottolinea di essere 'sotto testata giornalistica'. Qualcuno dica al signor Giletti che queste cose che lui si vanta di aver scoperto in poche ore (come il sistema Mark Caltagirone) sono state pubblicate da Dagospia ben settimane prima dell'arrivo della vicenda in tv. Le trasmissioni televisive a cui lui ha lanciato le frecciatine sono invece riuscite a far crollare definitivamente le tre protagoniste di questa storia; ricordiamoci il pianto della Perricciolo e lo svenimento della Michelazzo a Live Non è la d'Urso e le lacrime della Prati a Verissimo.
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