Morgan parla dell’occupazione della scuola di Amici e lancia una stoccata a Maria

26 Gen 2019 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 2 minuti

Ospite di Tv Talk Morgan ha lanciato una shade a Maria De Filippi e al suo programma. Quando hanno chiesto al musicista cosa pensasse dell'occupazione fatta dai ragazzi di Amici, lui ha risposto:
“Hanno bruciato la scuola? Ah, occupato. Non lo sapevo. Non l’ho scritta io questa sceneggiatura, qualcun altro. Bisogna vedere se è bravo l'autore”.
 

Ovviamente questo è nulla a confronto allo sfogo del 2017 di Morgan su Amici.

“Questi cattivoni pensano solo agli spot pubblicitari e ad arricchirsi, non pensano ai talenti. Quando i ragazzi sono là dentro, fanno come gli schiavi nei galeoni. Non ci sono strumenti didattici, non ci sono didatti. Non c’è nulla. L’obiettivo dei ‘cattivoni’ è plagiare, tenere sotto controllo tutto. Mandateci gli assistenti sociali. Lì è un lager, una specie di film horror in cui non sono rispettate le fondamentali regole dello stare civile. Lì c’è schiavitù, manipolazioni di minori. Come li chiamiamo? Gli zombie talent. Sin dalla prima puntata ho percepito questo clima stranissimo. Ho percepito un’insolente aggressività nei miei confronti, contraddistinta da pregiudizi. Era una battuta di un copione, non uno scaturire di un accadimento. Tutta questa sceneggiatura trabocchetto che ha portato alla mia vistosa uscita di scena, con rientro, usata anche come trailer promozionale sembrerebbe avere a che fare con la notizia di cui in questi giorni si è molto parlato e cioè l’aver abbandonato il ruolo di direttore artistico, ma non è così perché quella decisione è stata presa al culmine di uno stato di malcontento iniziato sin dalla prima puntata per non essere riuscito a svolgere con serietà e impegno il mio lavoro, che è stato vanificato, disperso, delegittimato da chi mi aveva assunto nonostante conoscesse benissimo chi sono, che cosa faccio, e come lo faccio. La questione dei litigi coi ragazzi è una scusa non tanto felice, non tanto corretta, per nulla legittima, unico pretesto su cui far leva per motivare la mia dipartita, e ciò semplicemente perché la vera ragione non è molto nobile e ben pochi sarebbero disposti a supportarla: non ero allineato."
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