Perugia: Insegnante gay costretto a dimettersi dai genitori omofobi dei suoi alunni

28 Gen 2015 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 2 minuti

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L'Espresso ha intervistato Daniele Baldoni, un'insegnante presso una scuola in provincia di Perugia, che è stato costretto a licenziarsi a causa dell'omofobia dei genitori dei suoi alunni. Tutto era iniziato con battute, frecciatine e domande indiscrete, poi durante una riunione di classe i genitori e i rappresentati hanno etichettato l'insegnante come: “poco compatibile con l’insegnamento ai ragazzi per via del suo stile di vita non adatto”.
Ecco l'intervista di Daniele.

- Come è cominciato tutto?
Già da tempo insegnavo all’istituto Dalmazio Birago, stavo portando avanti un progetto formativo nella scuola per insegnare la danza ai ragazzi, come ho già fatto in molti altri istituti scolastici. Sapevo che i ragazzi mi apprezzavano, amavano il corso, e non ho mai avuto problemi con loro.

-Dunque a non gradire la sua presenza sarebbero stati non i ragazzi ma i genitori?
Sì, alcuni di loro. Prima sono iniziati a girare alcuni sms fra le mamme, poi le occhiate, le frecciatine. Infine qualcuna di loro è andata a parlare con il dirigente scolastico.
- Le associazioni a tutela della famiglia tradizionale, però, respingono l’accusa di omofobia e spiegano che i genitori avrebbero protestato non per via della sua sessualità, ma per una sua “mancanza di titoli” per insegnare…
Non è assolutamente vero. Sono in possesso di diplomi e attestati di danza, insegno da oltre dieci anni e nessuno ha mai avuto nulla da ridire sulla mia professionalità. E poi è stato lo stesso dirigente scolastico dell’istituto, Massimo Mariani, a spiegare come sono andate realmente le cose: una delle mamme si è lamentata spiegando che il problema che mi riguardava non era di carattere professionale, ma personale. E -ha fatto riferimento a un ipotetico stile di vita non adatto”.

- Lei come si è sentito?
Umiliato, arrabbiato, offeso. E dispiaciuto per la mia famiglia e per il mio compagno, che inevitabilmente ne avrebbero sofferto. Perché non è possibile che ancora oggi ci siano persone che discriminino un altro essere umano per il proprio orientamento sessuale, dipingendolo come “peccaminoso” solo perché non rispecchia il loro concetto di famiglia tradizionale.

Storie che sembrano uscite direttamente dal medioevo e tutt'altro che rare, conosco personalmente vari casi di ragazzi gay costretti ad abbandonare il posto di lavoro a causa del clima insostenibile di omofobia.
L'importante è non subire passivamente, ma alzare la testa e denunciare tutto come ha fatto Daniele.

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