“Prego ogni giorno per lei”: rivelazione privata di Antonella Clerici sulla figlia Maelle | La paura di una mamma

“Prego ogni giorno per lei”: rivelazione privata di Antonella Clerici sulla figlia Maelle | La paura di una mamma

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Il legame con il giovane Carlo Acutis diventa la bussola spirituale della conduttrice, tra paure di madre e un gesto simbolico per accompagnare l’adolescenza della figlia

Negli ultimi anni Antonella Clerici ha imparato ad affidarsi a una figura che sente sorprendentemente vicina, quasi familiare, soprattutto nei momenti più fragili della sua vita. È Carlo Acutis, il ragazzo morto a soli quindici anni per una leucemia fulminante e recentemente santificato, a rappresentare per la conduttrice una sorta di presenza discreta ma costante. Un riferimento affettivo e spirituale che, come lei stessa racconta, oggi accompagna anche il suo ruolo di madre.

Il racconto, affidato al settimanale *Oggi*, è quello di una donna che non ha mai nascosto le proprie incertezze e che ha trovato nella figura di Acutis un sostegno inatteso. «È il mio santo del cuore, me lo sento vicino», confessa, ricordando la visita alla tomba del giovane ad Assisi e le immagini che iniziavano a comparire sul telefono quando, poco prima di un intervento chirurgico, sentiva crescere la paura. Un conforto che non definisce miracolo, ma che riconosce come una forza inattesa capace di farsi spazio proprio quando ne aveva più bisogno.

Tra fede, dubbi e fragilità: il bisogno di un punto fermo per sé e per sua figlia

Cresciuta in una famiglia cattolica, Clerici racconta un rapporto con la fede mai lineare, spesso attraversato da domande più grandi di lei. La sofferenza dei bambini negli ospedali, le ingiustizie della vita, l’incapacità della ragione di dare risposte hanno più volte scosso la sua certezza. È in quella zona di smarrimento — dove convivono spiritualità, paura e speranza — che la figura di Acutis è tornata a offrirle un appiglio.

Il legame si è rafforzato dopo l’incontro con la madre del giovane santo, Antonia Salzano, che le ha donato delle medagliette. Da quel momento, la preghiera è diventata un gesto quotidiano, tanto personale quanto familiare. E proprio qui entra in scena Maelle, oggi sedicenne, nella fase che Antonella descrive come una delle stagioni più delicate di ogni vita. «Le ho regalato delle sue reliquie e prego Carlo di proteggerla», racconta, lasciando emergere l’immagine di una madre che cerca un modo silenzioso e forte per stare accanto alla figlia mentre cresce.

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Carlo Acutis come guida contemporanea: la scelta di una madre che cerca pace

Antonella Clerici non parla di miracoli, non promette certezze, non pretende risposte. Ma nelle sue parole si avverte il bisogno profondo di credere che alcune presenze possano alleviare le fatiche del quotidiano. «Esistono persone speciali con una spiritualità superiore», spiega, prendendo con cautela le distanze da chi sfrutta la fede, ma scegliendo senza esitazioni di affidare una parte del proprio mondo interiore a un giovane che, nella sua breve vita, ha rappresentato per molti un simbolo di purezza e modernità spirituale.

In questa storia non c’è spettacolarizzazione della fede, ma una ricerca intima che si intreccia alla responsabilità di essere madre. Ed è proprio da questo incrocio che nasce la sua preghiera più semplice e più intensa: chiedere che qualcuno vegli su Maelle mentre affronta l’adolescenza, con tutte le sue paure e le sue scoperte. Un gesto piccolo, quotidiano, che rivela molto più di quanto sembri.