ULTIM’ORA Garlasco, c’è compatibilità: Sempio è dentro | La perizia indica il nome: errore nei test del 2014

ULTIM’ORA Garlasco, c’è compatibilità: Sempio è dentro | La perizia indica il nome: errore nei test del 2014

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La nuova perizia sul Dna di Chiara Poggi conferma una “compatibilità forte” con la linea paterna di Andrea Sempio, ma rivela anche fragilità tecniche nelle analisi storiche

Il caso Garlasco torna improvvisamente al centro dell’attenzione con una nuova perizia che rimette in discussione anni di certezze e ricostruzioni. A distanza di quasi due decenni dalla morte di Chiara Poggi, la genetista della Polizia Scientifica Denise Albani, incaricata dal gip Daniela Garlaschelli, ha individuato sotto (o sulle) le unghie della vittima due tracce di materiale genetico considerate altamente significative. Una è classificata come «da moderatamente forte a forte», l’altra come «moderata». È un risultato che coincide con quello già ottenuto nel 2024 dai consulenti della Procura, i genetisti Carlo Previderé e Pierangela Grignani, i quali avevano segnalato una compatibilità dell’aplotipo Y di Andrea Sempio con due tracce trovate sulle mani di Chiara.

Questa compatibilità non identifica un individuo specifico, ma una linea maschile familiare, eppure resta un elemento delicatissimo nelle indagini. Il fatto che due perizie indipendenti, a distanza di tempo, registrino un risultato sovrapponibile, ha inevitabilmente rilanciato l’attenzione su Sempio, amico del fratello della vittima. Allo stesso tempo, il nuovo studio ha aperto un fronte tecnico altrettanto importante: il modo in cui furono condotte le analisi del 2014 potrebbe aver limitato la solidità dei risultati dell’epoca, con implicazioni ancora da valutare.

Le fragilità dei vecchi test: cosa rivela la nuova perizia genetica

La consulenza di Albani non si limita a confermare la presenza dell’aplotipo Y compatibile con la linea paterna di Sempio. Mette infatti in evidenza una serie di criticità metodologiche, già note ma ora ribadite con maggior dettaglio. Il Dna trovato è di tipo Y, dunque utile solo a indicare l’appartenenza a una stessa linea genetica maschile e non a identificare una persona. Inoltre si tratta di un aplotipo misto e parziale, non un profilo pieno e consolidato, e questo riduce ulteriormente la forza probatoria della traccia.

L’aspetto più rilevante riguarda però le analisi svolte nel 2014 da Francesco De Stefano, perito del processo d’appello bis. Secondo Albani, il metodo usato all’epoca avrebbe «condizionato» tutte le valutazioni successive. Le procedure applicate non avrebbero previsto una corretta quantificazione del Dna prima della tipizzazione, e nelle tre sessioni sarebbero stati utilizzati volumi differenti di eluato. Questo avrebbe ridotto la possibilità di ottenere risultati replicabili e quindi affidabili secondo gli standard attuali. Un elemento che oggi pesa nelle interpretazioni, perché le analisi più recenti devono confrontarsi con un lavoro precedente che potrebbe non aver garantito la massima qualità tecnica possibile.

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Cosa significa davvero questa compatibilità e quali scenari apre

La compatibilità individuata non è una prova di colpevolezza, ma un dato che rafforza il valore investigativo di quelle tracce mai del tutto comprese. Resta infatti impossibile stabilire con precisione se il Dna si trovasse sotto o sopra le unghie, da quale dito provenisse, con quali modalità vi sia arrivato e soprattutto quando sia stato depositato. Le possibilità comprendono contaminazione, trasferimento involontario o contatto diretto avvenuto in un momento non definibile.

Ciò che emerge con chiarezza è che la nuova perizia non chiude nessuna porta, anzi ne riapre diverse. Conferma gli elementi genetici già noti, li colloca in un quadro tecnico più chiaro e mette sotto la lente di ingrandimento procedure passate forse non all’altezza degli standard più recenti. È un tassello che potrebbe influenzare eventuali nuovi approfondimenti e che continua a ribadire quanto il caso Garlasco resti, ancora oggi, un mosaico complesso in cui ogni dettaglio scientifico può cambiare la prospettiva. La certezza, per ora, è che le tracce sotto le unghie di Chiara continuano a porre domande a cui la scienza non ha ancora dato una risposta definitiva.