Caso Garlasco, spunta l’ombra del sabotaggio | Indagini manomesse: manca il 73% dei file

Le nuove perizie sul caso Garlasco rivelano un’alterazione massiva dei file informatici, il 73% compromesso. Emergono dettagli inquietanti: cosa nascondono le tracce digitali?

Caso Garlasco, spunta l’ombra del sabotaggio | Indagini manomesse: manca il 73% dei file

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Le nuove perizie sul caso Garlasco rivelano un’alterazione massiva dei file informatici, il 73% compromesso. Emergono dettagli inquietanti: cosa nascondono le tracce digitali?

Il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nell’agosto del 2007, è tornato prepotentemente al centro dell’attenzione grazie a nuove perizie informatiche che sollevano interrogativi inquietanti. Nelle ore immediatamente successive al ritrovamento del corpo, gli investigatori si concentrarono sul fronte digitale, sequestrando i computer della famiglia Poggi e quello di Alberto Stasi, allora fidanzato della vittima. Questi dispositivi furono trasferiti al Nucleo Operativo di Pavia con il mandato di essere messi a disposizione dell’autorità giudiziaria. Tuttavia, le analisi iniziarono quasi subito, in un periodo in cui le procedure di conservazione delle prove digitali non erano ancora rigorose come lo sono oggi. Questa precoce manipolazione ha avuto un impatto significativo sulla validità delle prove raccolte.

Già il 14 agosto, a poco più di ventiquattro ore dall’omicidio, i Carabinieri misero mano ai dispositivi. La priorità sembrava essere capire il contenuto dei file, ma le modalità operative del tempo hanno portato a conseguenze inaspettate. Le operazioni effettuate in quel frangente sono ora sotto esame, e i loro effetti sulla scena digitale dell’epoca continuano a far discutere e a generare forti perplessità sulla conduzione iniziale dell’inchiesta.

Le anomalie sul computer di stasi e il “sabotaggio”

Il primo dispositivo ad essere esaminato fu il portatile di Alberto Stasi, e le modalità con cui venne maneggiato sono ora oggetto di pesanti critiche. I tecnici hanno ricostruito un quadro in cui alcuni file furono copiati, tra cui la tesi di laurea, e diversi video visionati direttamente. In una cartella denominata “militare” furono rinvenuti quattro file: uno di natura pornografica e tre contenenti immagini intime della coppia. Materiale analogo, anche se organizzato diversamente, fu trovato anche sul computer di Chiara Poggi, un dettaglio che all’epoca attirò l’attenzione degli investigatori come possibile movente passionale.

Con il passare del tempo, però, quelle operazioni iniziali si sono rivelate tutt’altro che neutre. Le perizie hanno evidenziato conseguenze rilevanti sulle tracce informatiche. Secondo gli esperti, la portata delle alterazioni è quantificabile nel 73,8% dei file visibili, ovvero oltre 56 mila. Sono stati riscontrati accessi su oltre 39 mila file, interventi su più di 1.500 e la creazione di oltre 500 file. Numeri che raccontano una manipolazione estesa e che, secondo i periti del GUP Stefano Vitelli, compromisero seriamente l’integrità dei dati. Alcuni esperti non hanno esitato a parlare di “sabotaggio”, suggerendo una possibile volontà di manomettere le prove.

Tra gli aspetti più delicati emersi nelle perizie spicca la “cancellazione del contenuto del cestino”, definita un’azione “consapevole”. Questa operazione portò alla scomparsa di informazioni potenzialmente rilevanti per l’indagine, alimentando interrogativi e polemiche sulla gestione dei supporti informatici in una fase così cruciale dell’inchiesta.

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Il computer della famiglia poggi e le nuove piste

Le verifiche non si limitarono al portatile di Stasi. I Carabinieri analizzarono anche il computer fisso della famiglia Poggi, con l’obiettivo di capire se lo stesso materiale pornografico fosse conservato anche lì. Questo per avvalorare l’ipotesi di un movente passionale. L’esame del PC di famiglia avvenne in due sessioni, sempre il 14 agosto. In questo caso, fortunatamente, “l’azione fu meno demolitiva”, permettendo la conservazione di tracce che solo molti anni dopo avrebbero assunto un peso inaspettato nell’inchiesta.

Tra quei file rimasti in ombra per lungo tempo c’era anche un video scolastico, inizialmente ritenuto irrilevante, nel quale compariva Andrea Sempio. Un dettaglio passato inosservato nelle prime ore, ma che con il riemergere di nuove piste investigative è tornato al centro dell’attenzione, mostrando come le scelte compiute all’inizio dell’indagine abbiano continuato a produrre effetti nel corso degli anni. Questo elemento, unito alle estese alterazioni riscontrate, ha riacceso il dibattito su possibili sviluppi inattesi nel caso Garlasco.

Davanti a questi dati, molti si interrogano sulla validità delle prove iniziali. Alcuni hanno ipotizzato un piano per incastrare Stasi, un’ipotesi fantasiosa ma che alimenta le teorie del complotto. D’altro canto, gli avvocati di parte di Andrea Sempio, nonostante il recente incidente probatorio del 18 dicembre, hanno ribadito la loro grande fiducia nelle prove emerse e nella solidità della loro posizione, in attesa di ulteriori sviluppi giudiziari.